Tumore alla prostata: i sintomi più comuni e come riconoscerli

Il tumore alla prostata è un cancro maligno che si forma nelle cellule della ghiandola prostatica. Si tratta di una neoplasia che cresce con estrema lentezza e che negli stadi iniziali è spesso asintomatica. Solo dopo, quando la massa tumorale è grande, il cancro alla prostata dà origine a una serie di sintomi per lo più urinari. 

La ghiandola prostatica: generalità

La prostata è una ghiandola a forma di castagna situata sotto la vescica dell’uomo, davanti al retto e circondante la porzione iniziale dell’uretra. La ghiandola partecipa al meccanismo dell’eiaculazione, secernendo la parte maggiore del liquido seminale, ossia il mezzo di trasporto degli spermatozoi. La prostata produce una sostanza specifica: l’Antigene Prostatico Specifico (PSA), una proteina che serve a mantenere fluido il liquido seminale dopo l’eiaculazione, in modo tale che gli spermatozoi possano muoversi più agevolmente nel tratto genitale femminile. 

Tumore alla prostata: cenni epidemiologici

A livello globale, i registri dei tumori rilevano un aumento dell’incidenza del cancro prostatico che in molti Paesi occidentali, rappresenta il cancro più frequente nel sesso maschile. In Italia il tumore alla prostata è la neoplasia più diffusa tra gli individui maschi e rappresenta oltre il 20% di tutti i tumori diagnosticati dai 50 anni di età. 

Il trend d’incidenza del carcinoma prostatico ha mostrato nell’ultimo ventennio una costante tendenza all’aumento, in concomitanza con la maggiore diffusione del test del PSA quale strumento per lo screening opportunistico. Dal 2003 tale tendenza si è moderatamente attenuata, specie tra i 50 e i 60 anni. 

Il tumore alla prostata, pur trovandosi al primo posto per incidenza, in Italia occupa il terzo posto nella scala della mortalità, che nella quasi totalità dei casi riguarda pazienti over 70. Si tratta comunque di una causa di morte in costante moderata diminuzione (–1,9% per anno) da oltre un ventennio. La sopravvivenza dei pazienti con carcinoma prostatico – non considerando la mortalità per altre cause – è attualmente attestata al 91,4% a 5 anni dalla diagnosi. Il principale fattore correlato a questa tendenza temporale è dato dall’anticipazione diagnostica e dalla progressiva diffusione dello screening opportunistico, comportante evidentemente una quota di sovradiagnosi. 

Eziologia

Da un punto di vista eziologico, il tumore prostatico è una patologia multifattoriale ed è il risultato di una complessa interazione tra fattori genetici di suscettibilità (esempio familiarità) e ambientali (dieta, cancerogeni presenti nell’ambiente). 

L’età è da considerarsi il principale fattore di rischio di sviluppare un tumore alla prostata, giacché questa neoplasia è molto rara prima dei 40-50.

Altri fattori di rischio riconosciuti sono: 

  • Familiarità: il rischio di sviluppare un carcinoma della prostata è 2-3 volte maggiore per chi ha un familiare di primo grado affetto dalla stessa malattia. Tale rischio aumenta fino a 10 volte con l’aumentare del numero dei familiari colpiti;
  • Etnia: questo tumore è essenzialmente una malattia dei Paesi occidentali. L’incidenza è più elevata nei maschi afro-americani degli Stati Uniti, la più bassa in Giappone, Cina ed altri Paesi asiatici;
  • Fattori ormonali: elevati livelli circolanti di testosterone e di IGF-1 predispongono all’insorgenza del tumore.

Altri fattori di rischio, per i quali le evidenze sono meno consolidate, comprendono i fattori dietetici. Infatti, una dieta ricca di grassi e l’obesità sembrano comportare un incremento dell’incidenza. L’azione sfavorevole dei grassi è da collegarsi a un aumento della produzione del testosterone e a una diminuzione dell’assorbimento della vitamina A. Anche un deficit nella dieta di vitamina D e selenio sono stati associati ad una maggiore incidenza di sviluppare un tumore alla prostata.

Tipi di tumori alla prostata

Cinque sono le principali tipologie di tumore alla prostata:

Adenocarcinoma acinare. Si sviluppa nelle cellule ghiandolari della porzione periferica della prostata ed è il più comune, rappresentando il 90% circa dei casi. 

Adenocarcinoma duttale. Ha origine nelle cellule di rivestimento dei dotti (o canali) che attraversano la ghiandola prostatica ed è un cancro che tende a crescere più velocemente rispetto all’adenocarcinoma acinare.

Cancro a cellule transizionali (o uroteliale). Si forma nelle cellule dell’uretra. Solitamente ha origine nella vescica e si estende alla prostata.

Cancro a cellule squamose. Si sviluppa dalle cellule piatte che rivestono la prostata e tende a crescere più velocemente rispetto agli adenocarcinomi.

Cancro a piccole cellule: è un tipo di tumore neuroendocrino costituito da piccole cellule tondeggianti, detto anche cancro a chicco d’avena. Molto raro, rappresenta meno del 2% di tutti i casi.

Quali sono i sintomi del cancro alla prostata?

Il tumore alla prostata è generalmente caratterizzato da una crescita molto lenta. Nella fase iniziale è frequentemente asintomatico e può quindi restare non diagnosticato per anni. Progredendo la malattia, generalmente compaiono i sintomi dovuti all’ingrossamento della prostata che, peraltro, non sono differenziabili da quelli sostenuti dall’ipertrofia prostatica benigna. 

A ogni modo i sintomi del tumore prostatico sono legati all’ostacolo meccanico esercitato dalla prostata stessa al deflusso dell’urina dalla vescica (minzione), e includono:

  • pollachiuria (emissione frequente di piccole quantità di urina); 
  • nicturia (necessità, anche molto frequente, di eliminazione dell’urina durante la notte);
  • disuria (emissione di urine accompagnata da dolore); 
  • diminuzione della potenza del getto urinario. 

Altri sintomi raramente possono essere legati alla progressione locale del tumore, come l’ematospermia (sangue nello sperma); dolore perineale e alterazioni della funzione erettile. In meno del 10% di pazienti il tumore alla prostata si manifesta con sintomi legati alla sua disseminazione metastatica quali dolori ossei anche gravi.

Screening del cancro della prostata

Una diagnosi accurata del tumore alla prostata si basa essenzialmente sulle seguenti indagini:

Esplorazione digito-rettale (DRE). E’ il primo esame a cui deve sottoporsi il paziente con disturbi riferibili alla prostata. Tale esame è di aiuto ma, non consente l’individuazione di tumori molto piccoli e allo stadio iniziale. 

Dosaggio del PSA (Antigene Prostatico Specifico). E’ una proteina prodotta esclusivamente dalla ghiandola prostatica e può essere dosata con un semplice prelievo di sangue. La sua quantità ematica tende ad aumentare con l’età, per cui è normale che nell’anziano i livelli siano superiori rispetto a quelli di un individuo giovane. La quantità di PSA nel sangue può aumentare sensibilmente qualora le strutture ghiandolari della prostata siano danneggiate (infezioni delle vie urinarie, iperplasia prostatica benigna o in seguito a manovre strumentali). Un valore di PSA più elevato della norma non è quindi sinonimo di tumore maligno della prostata.

Attualmente, il dosaggio del PSA nel sangue può consentire una diagnosi precoce approssimativamente nel 70-80% dei tumori prostatici quando la malattia è ancora confinata alla ghiandola. Il valore di 4,0 nanogrammi per millilitro di PSA nel siero è ritenuto il valore massimo normale; però, quando esistono fattori di rischio quali la familiarità, anche per valori di PSA più bassi di 4,0 nanogrammi per millilitro, si impone maggiore attenzione. Il risultato del PSA potrebbe essere alterato anche da condizioni che determinano un massaggio della prostata, come andare in bicicletta, sottoporsi ad una visita o a una ecografia, avere rapporti sessuali. In questi casi, quindi, è meglio rimandare di tre giorni il prelievo per il PSA.

Ecografia transrettale (TRUS). E’ un’indagine che consente di ottenere informazioni essenziali quali la morfologia, le dimensioni e la struttura della ghiandola, presenza di eventuali lesioni e diffusione del tumore dalla ghiandola prostatica alle vescicole seminali.

Agobiopsia prostatica. E’ una procedura guidata, eseguita durante la TRUS. Consente di effettuare, mediante un sottilissimo ago, biopsie multiple di ogni nodulo palpabile o visibile ecograficamente e/o di ottenere una mappatura completa della ghiandola prostatica mediante prelievi in più punti. I frustoli di tessuto così ottenuti, esaminati istologicamente, definiranno la natura della lesione.

Trattamento

Definito lo stadio del tumore alla prostata, si pone la scelta del trattamento. Generalmente, le possibilità terapeutiche sono: 

Chirurgia. Consiste nella prostatectomia radicale e rappresenta la terapia d’elezione del carcinoma prostatico in fase locale. La prostatectomia radicale per i tumori confinati alla ghiandola consente la guarigione in un’elevata percentuale dei pazienti. 

La terapia radiante. Rappresenta un’alternativa valida alla rimozione chirurgica dell’intera ghiandola nei casi in cui la chirurgia non sia fattibile. 

Trattamento farmacologico. Si effettua con molecole che sopprimono la produzione degli ormoni maschili o che ne impediscono l’azione sulla prostata, è utilizzato prevalentemente per i pazienti non candidabili alla chirurgia. L’utilizzo di anti-androgeni e LHRH-analoghi garantisce un adeguato blocco della produzione del testosterone. Anche se i tumori della prostata rispondono inizialmente all’ormono-terapia, una significativa percentuale di essi sviluppa, in tempi variabili, una progressiva resistenza al trattamento ed è necessario un trattamento chemioterapico. 

Combinazione delle precedenti terapie. Spesso le varie opzioni terapeutiche sono usate in concomitanza o in aggiunta ad altre cure. 

Cura della pelle

L’esposizione a cicli di radioterapia, benché specificamente formulati per ogni paziente, può produrre nel 90% dei casi danni cutanei. Infatti, il trattamento radioterapico irrita la pelle allo stesso modo delle radiazioni solari, comportando la comparsa di una reazione d’irritazione cutanea nelle aree esposte, caratterizzata da cambiamenti al colore, sensazione di calore al tatto, pelle secca, pruriginosa, squamosa o sensibile, dolore o gonfiore, vesciche, perdite liquide. Anche certi trattamenti farmacologici, compresa la chemioterapia, producono danni cutanei simili. 

I principali accorgimenti per la cura della pelle nei pazienti sottoposti a trattamento oncologico, includono una serie di raccomandazioni, come: 

  • La pulizia della pelle con acqua tiepida e prodotti privi dei tensioattivi tradizionali, che agiscano sulla pelle tramite un meccanismo di detersione per affinità; 
  • Preferire la doccia al bagno per ridurre l’effetto di asportazione del mantello lipidico; 
  • Per asciugare la cute, tamponare delicatamente con una biancheria morbida e in fibra naturale;
  • Applicare creme idratanti, emollienti e ristrutturanti a base di acido ialuronico, burro di karitè e ceramidi ; 
  • Evitare prodotti contenenti fragranze e/o alcol;
  • Evitare di esporsi al sole.

Tumore alla prostata: prevenzione

A differenza di ciò che avviene per altri tumori, non esiste una prevenzione primaria specifica per il tumore della prostata. Sono note, però, alcune utili regole comportamentali che si possono seguire facilmente nella vita di tutti i giorni: evitare un’elevata assunzione di alcolici, aumentare il consumo di frutta, verdura (soprattutto ortaggi gialli, pomodori e peperoni dotati di proprietà antiossidanti, sostanze ricche di vitamina A, D, E e il selenio), cereali integrali e ridurre quello di cibi ricchi di grassi saturi, praticare esercizio fisico. Inoltre è utile mantenere il peso nella norma e avere una circonferenza della vita inferiore ai 102 cm.

La prevenzione secondaria per una diagnosi precoce della malattia consiste nel sottoporsi ogni anno ad una visita urologica con dosaggio del PSA, se si hanno un’età superiore ai 50 anni o un’età superiore ai 45 anni e familiarità per la malattia. 

Fonti:

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